Cibo in prospettiva!

Tra le tante prospettive possibili in cui è possibile "osservare" il concetto di cibo c'è quella offerta dal mondo della cultura.

Diamo una sbirciata a come nel corso dei secoli il cibo viene rappresentato attraverso il buco della serratura dell'arte sia essa pittura, scultura, teatro o letteratura. Scopriamo il fitto legame con i diversi "il modi di vivere" e di "intendere la vita". 

I capolavori che rappresentano il cibo nelle diverse forme e significati.

La Vucciria, Guttuso

Il cibo rappresenta prima di tutto cultura, vita e società

 “La Vucciria”, una grande tela di tre metri quadrati, è un affettuoso omaggio a Palermo, attraverso la rappresentazione del suo più famoso mercato. Una "fotografia" di quello che rappresenta il cibo per noi siciliani. Ogni sorta di alimento è rappresentato in modo vivace e particolareggiato, ordinato tra i vari banconi, nonostante la confusione ed il poco spazio, abbondante e molto invitante. A destra, in basso, possiamo vedere le uova in grandi cassette di legno; al centro gli ortaggi e a sinistra un grande banco del pesce, dove spiccano alcuni grossi pescespada. Una delle “spade” è “impugnata” dal pescivendolo, quasi a voler presentare il suo “campione” ai clienti di passaggio. In primo piano, sulla destra, gran parte della scena è occupata da un maiale macellato e appeso al gancio: scena crudamente realistica, in curiosa contrapposizione alla vistosa donna ben inquadrata al centro, ma di schiena. “Vucciria” vuol dire proprio macelleria, dal francese “boucherie”; ma col tempo ha assunto il significato di “confusione”, la confusione che regna nei mercati del sud, ricchi di suoni, profumi e colori.

I mangiatori di patate, di Van Gogh
Mangiatori di patate, Van Gogh

Scorcio di vita contadina

Siamo nel 1885 e Una lanterna emana una luce fioca e squallida all'interno di un mesto ma dignitoso. Il pasto rappresenta il momento più importante della giornata, fonte di gioia o di tristezza, un momento di liberazione dalla schiavitù del lavoro, in cui le persone che circondano la tavola sembra assumano una dignità umana che nel resto della giornata gli è completamente negata.
Il cibo non è ricco ma sono solo patate accompagnate da cicoria. L’ambiente è soffocante e misero, i colori sono scuri e pesanti, soprattutto spiccano il bruno e il grigio, come se i colori della terra si fossero espansi inglobando anche i personaggi: tre donne, un uomo e una bambina che sembrano a questo punto prodotti dalla terra che coltivano ogni giorno.

Il cibo diventa pura spiritualità.
L’ultima cena, Salvador Dalì

L'intera scena è inscritto in un dodecaedro, geometria platonica, richiamo alla perfezione e all’equilibrio.  L’ultima cena di Salvador Dalì  del 1955 è un’opera densa di significati filosofici e metafisici, in cui è inserito anche un elemento provocatorio considerato blasfemo, nella rappresentazione del Cristo con il volto di Gala, moglie del pittore. Sulla rustica tavola, solo parzialmente coperta da una tovaglia bianca con i segni di piegatura, vi è un pane spezzato in due e un bicchiere di vino che proietta un lungo e luminoso riflesso sulla tovaglia. Cristo è avvolto in una luce intensa che proviene dal bellissimo paesaggio di Lligat; gli apostoli sono immersi nella preghiera, non riconoscibili. 

Il cibo come inno alla vita!

Natura morta o natura viva?
I suoi frutti colorati e succosi, spesso aperti e offerti allo spettatore, sono vivi almeno quanto lei, trasmettono energia pura e sofferenza perenne. Sì, anche sofferenza, in quanto il frutto aperto è tagliato, come il suo povero corpo martoriato. Nelle sue opere è onnipresente questa dualità tra l’energia vitale e il dolore, l’amore e la sofferenza. Significativa una delle tante nature “morte” di Frida, “Natura viva”, in cui le radici dei frutti formano la scritta “naturalezza viva”.

Il cibo come cultura di massa

E’ il 1962 e siamo a Los Angeles. Oggi un esordiente artista newyorkese di nome Andy Warhol terrà la sua prima personale alla Galleria Ferus. Per la prima volta, in una galleria, verranno esposti barattoli di zuppa al pomodoro (Campbell Soup I) ripetuti e ripetuti ancora, in modo tale da accendere i fari sul binomio tra società e consumismo.  Le opere di Warhol si sono trasformate in simboli della cultura di massa americana attraverso la ripetizione di immagini legate al linguaggio pubblicitario.
Negli anni sessanta del secolo scorso la società dell'immagine dei consumi che si era affermata stimola lo sviluppo di un nuovo tipo di arte ovvero un’arte che ha per protagonisti oggetti comuni che fino a quel momento erano stati del tutto ignorati nel mondo dell'arte. Diventano i temi prediletti dalla nuova generazione di artisti che proprio per questo tipo di interesse vengono definiti pop (abbreviativo del dell'aggettivo Popular).


Il Consiglio d’Egitto di Leonardo Sciascia (il cibo come cultura) - Palermo

Romanzo storico ambientato nella Palermo del ‘700, in pieno illuminismo, ovvero quando è viva la speranza di rivoluzionare l’immobilismo e il parassitismo che contraddistingue la società siciliana.

La descrizione di una terra amara è fatta attraverso immagini che riportano al paesaggio agrario. 

Fa riferimento alla Sulla, oggi una coltura foraggera quasi dimenticata, le cui infiorescenze sono di un colore rosso vellutato; al grano della varietà Maiorchino, ideale per  le ostie; alla Tuminìa (o Tumminìa): una rara varietà di grano, a ciclo vegetativo breve; la Tuminìa ha la cariosside scura e dà origine ad un pane nero, quello che oggi è il Pane di Castelvetrano.

Nello stesso libro si parla di altre due specialità: il biancomangiare, un budino al latte di mandorle, e i biscotti al sesamo.






E già che ci siamo, vi lascio anche la ricetta:

La ricetta originaria del biancomangiare contempla  mandorle sbucciate e tritate  finemente coperte da una stoffa di lino e immerse per circa due ore in acqua fredda (1 litro d’acqua per 300 grammi di mandorle). L’involto si preme per fare fuoriuscire lentamente la parte oleosa delle mandorle. Nel liquido ottenuto si fa sciogliere lo zucchero e l’amido, per poi aggiungere cannella e scorza di limone. Si fa bollire lentamente, fino ad ottenimento di una crema densa. Poi si versa tutto in uno stampo e si lascia raffreddare.



E i biscotti al sesamo? 

Ingredienti

  • 1000 g Farina di grano duro
  • Zucchero 300 g
  • Strutto 200 g
  • Uova 4
  • Ammoniaca 10 g
  • 1 bustina di lievito
  • 1 bustina di vaniglia
  • Latte
  • Semi di sesamo

Procedimento

Mescolare la farina con lo zucchero, il lievito e la vaniglia. Sbattere le uova e unirle allo strutto sciolto. Separatamente, in un tegame sul fuoco basso mettere poco latte con l’ammoniaca e farla sciogliere evitando la formazione di grumi. Aggiungere il composto ottenuto all’impasto. Impastate di nuovo, unendo il latte necessario in modo da avere una pasta morbida.

Dare ai pezzetti di pasta la forma di bastoncino, quindi tagliare in modo da ottenere dei biscotti della grandezza di un dito. Appiattite i biscotti. Passateli nei semi di sesamo. Metterli in una teglia e far cuocere al forno, a 180°C per circa 15 minuti.


Firmato: un'amante dell'are e pessima cuoca!


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